Marsupio
terapia
(Kangaroo
mother care)
Si tratta di un metodo
assistenziale nato in Colombia che viene adottato con i neonati
di peso molto basso ed ancora in incubatrice e che consiste
nel metterlo nudo sul seno materno, a diretto contatto con la
cute calda della madre, per un tempo prestabilito e sotto costante
controllo. In quei momenti la madre rappresenta per il neonato
tutto il suo universo: il calore, la tenerezza, una grande sensazione
di benessere. E' un metodo che, oltre a permettere un precoce
contatto tra madre e neonato, influenza positivamente lo sviluppo
neurologico e psicologico del piccolo. Quando si avvicinerà
il momento della dimissione la madre potrà accudire direttamente
ed in modo continuativo il proprio bambino. Questo avviene in
una stanza apposita ove i genitori possono acquisire autonomia
nel seguire il proprio bambino supportati comunque dal personale
infermieristico.
La
terapia del canguro
Un
bimbo minuscolo con la pelle d'ebano è accucciato sul ventre
della sua mamma, che sorride felice mentre lo avvolge in uno
sgargiante marsupio. Il loro respiro è quasi all'unisono, il
calore dei loro corpi si mescola e si confonde. Una scena già
vista in tanti reportage dal Continente Nero, direte. Nossignori,
queste immagini provengono invece da un posto molto speciale:
l'ospedale di Maputo, in Mozambico, e questi piccoli fagotti
sono bimbi che hanno avuto troppa fretta di venire al mondo.
Una condizione, quella dei prematuri, che almeno in questo angolo
d'Africa non è più drammatica grazie
ad una pediatra portoghese, Anna Grassya, che tratta
i bimbi
pretermine con un metodo efficacissimo, quello del canguro.
Ispirata ai famosi marsupiali australiani, questa tecnica è
stata scoperta nel 1978 da un gruppo di pediatri di Bogotà,
in Colombia, che hanno invitato le mamme a tenere stretti a
sé i loro piccoli, nudi, pelle contro pelle. In questo modo,
il ritmo cardiaco e il respiro di madre e figlio si sintonizzano
quasi subito, ma la cosa strabiliante è che, nella maggior parte
dei casi, le condizioni del piccolo arrivano presto alla normalità.
La tecnica del canguro ha dato finalmente una prospettiva alla
neonatologia nei Paesi in via di sviluppo: «Sa che in questo
modo la mortalità dei prematuri è stata abbattuta dal 70 al
30 per cento?», spiega la dottoressa Ornella Lincetto, che ha
lavorato a questo progetto con una collega svedese e una del
Mozambico proprio a Maputo. «Bisogna averle viste, certe situazioni.
Nei Paesi in via di sviluppo ci sono un unico ospedale nel raggio
di centinaia di chilometri, risorse umane al lumicino (un'infermiera
ogni 30 neonati), due-tre incubatrici con centinaia di bimbi
sottopeso in coda. E allora, che fare?», si chiede questa pediatra
veneziana che oggi lavora a Ginevra come funzionaria dell' Oms
(Organizzazione mondiale della sanità). Il metodo del canguro
funziona benissimo da più punti di vista: è efficace
contro le infezioni,
poco costoso e facilita la propensione di una madre all' allattamento,
cosa utilissima ovunque, ma soprattutto in Africa e Sud America,
dove il latte artificiale va subito in avaria a causa delle
alte temperature. Fautrice
convinta del metodo canguro, la dottoressa Lincetto, con il
patrocinio dell'Oms, ha persino creato una mailing list internazionale
di pediatri che vogliono dare il loro apporto, il network "Kangaroo
Mother Care" (per informazioni rivolgersi alla sede
Oms di Ginevra, ndr), e che si ritrovano in congresso con
cadenza biennale (il prossimo si terrà a Giakarta dal 22 al
25 novembre 2000). Ma come si spiega tanto interesse, anche
nei Paesi industrializzati, per una tecnica che si direbbe superata
dagli attrezzatissimi ospedali occidentali? Ce lo spiega la
dottoressa Beatrice Dalla Barba, responsabile del nido dell'ospedale
pediatrico di Padova, uno dei pochi in Italia ad aver adottato,
insieme alle tecniche tradizionali, quella del canguro. «Venti
anni di studi hanno dimostrato che i prematuri trattati con
questo metodo non solo godono di un calore, quello dei corpo
materno, molto più naturale rispetto a quello dell' incubatrice,
ma conquistano prima degli altri un respiro e un'ossigenazione
regolare. E non è tutto: i bimbi che hanno fruito di mamme canguro
sono, anche nel lungo periodo, più tranquilli e piangono meno.
Qui a Padova ci sono delle stanze apposite dove le madri dei
prematuri possono tenere i propri bimbi in braccio o porli in
incubatrice a loro discrezione. La durata della terapia varia
in base alla disponibilità della mamma e, naturalmente, alle
condizioni del piccolo. Anche la postura del canguro giova:
il bimbo che nasce pretermine non si è ancora completamente
sviluppato, quindi non ha ancora raggiunto quella posizione
raggomitolata tipica dei neonati che ormai non trovano più spazio
nella pancia della mamma. Per lui è perciò più naturale stare
semi-disteso in braccio. Così, a poco a poco, una tecnica nata
per contrastare le carenze sanitarie nei Paesi in via di sviluppo
ha preso piede anche in Inghilterra, Francia, Svezia e Italia:
oltre a Padova, a Roma e a Trieste. «Il diffondersi del canguro»,
continua Dalla Barba «sta andando di pari passo con una tendenza
che in medicina è sempre più considerata, e cioè l'umanizzazione,
per quanto è possibile, delle terapie (ricordate il film
Patch Adams nel quale un Robin Williams-clown regalava il
sorriso a dei piccoli malati?). La pratica del canguro, infine,
ha una ripercussione psicologica estremamente positiva sulla
madre del bimbo nato pretermine». Maria Maggi, una "mamma
canguro", sintetizza così la sua esperienza: «All' inizio
avevo paura a tenere in braccio Christian, era così gracile.
Temevo di fargli male e così preferivo delegare alla macchina
il compito di scaldarlo, accudirlo. E, man mano che i giorni
passavano, questo senso di inadeguatezza mi paralizzava sempre
più, guastando i miei rari contatti col suo corpicino. Poi,
la svolta: tenerlo avvolto sul mio ventre, solo con quella testina
che spuntava, mi ha aiutato a diventare più disinvolta, sicura,
e i nostri corpi sono riusciti finalmente a comunicare». «Sa
qual è la cosa più bella?», annuncia la dottoressa Dalla Barba.
«E' che sempre più papà stanno scoprendo il piacere di tenere
il bimbo a contatto col proprio corpo: nel mio reparto, infatti,
abbiamo avuto anche dei... papà canguro! ».
Tratto
da "Gioia"
Mille grazie al
gentilissimo e preparatissimo personale medico ed infermieristico
del Centro di patologia neonatale Policlinico "Giambattista
Rossi" di Verona
25/02/2000
(3° giorno di Marsupio - Oggi peso 905 grammi)
Il giorno 23/02/2000 ho cominciato il metodo Marsupio e mi piace
molto perché sono a contatto con il corpo della mia mamma, la
mia saturazione è molto buona anche con pochissimo ossigeno
che esce da un tubo appoggiato sulle sue spalle.
05/03/2000
(11° giorno di Marsupio - Oggi peso 1015 grammi)
Qui mi vedete mentre faccio marsupio con il mio papà, oggi ho
fatto due ore con lui completamente senza ossigeno ed avevo
una saturazione del 95% (e mi sono detta: che brava!)
17/03/2000
(23° giorno di Marsupio - Oggi peso 1250 Grammi)
Oggi sono con la mia mamma ed il mio papà, sono tanto contenta
che siano qui con me tutti e due!!!
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